E’ tornata anche quest’anno, grazie al Consorzio Vino Chianti Classico, la mostra diffusa “Art message in a Chianti Classico Bottle”, curata da Francesco Bruni e Giuseppe D’Alia, presenta 7 nuovi artisti.

Andrea CasciuDisegni Sottovuoto, Miles, Olghette, Luchadora, Uno, Testi Manifesti.

Ciascuno di loro ha interpretato il vino Chianti Classico con i propri mezzi espressivi, utilizzando come “tela” una bottiglia bordolese alta tre metri.

Le opere sono visitabili liberamente da tutti i turisti, inserite in contesti di grande fascino nei 7 comuni del territorio, con l’invito a scoprire la vocazione artistica del Chianti Classico e le sue aziende che ospitano ricche collezioni.

Info: qui.

Andrea Casciu, “Metamorphosi”

📍 Castello Vicchiomaggio: SR 222 Chiantigiana, km 18 – Greve in Chianti

Animali antropomorfi, visioni oniriche e allegoriche, immagini fantasmagoriche che provengono da altre epoche.

Andrea Casciu gioca con le leggende, i miti e la fantasia per concepire delle opere suggestive e originali ricche di riferimenti che vanno dai bestiarium medievali di natura moralistica fino al surrealismo delle avanguardie storiche.

La cifra stilistica maggiormente presente nelle sue opere è la xilografia e l’artista la imita nei suoi grandi murales sparsi in italia e in mezza Europa con dovizia di dettagli e colori molto contrastati. Vive e lavora a Bologna.

“Metamorphosi” ( 2024: vernici all’acqua.

Ricorre all’uso dei Bestiarium moralistici di epoca medievale per immaginare la sua creatura animalesca dedicata al famoso Gallo Nero del Consorzio Vino Chianti Classico.

Questa invenzione la concepisce con la sua cifra stilistica che ricorda le incisioni xilografiche d’un tempo e che nell’insieme ci restituisce un’opera giocosa ma allo stesso tempo inquietante, con teste di uomini vetusti e teste d’uccelli che sbucano dal corpo del gallo.

 È un’allegoria indecifrabile.

 

Disegni Sottovuoto, “Disegni (sotto)vuoto a rendere”

📍 Casa Chianti Classico: circonvallazione Santa Maria, 18 –
Radda in Chianti

Nato quasi per gioco, Disegni Sottovuoto mostra la sua più intima natura femminile attraverso la creazione di disegni essenziali e immediati, accompagnati sempre da frasi particolarmente emozionali nelle quali viene mostrata una fragilità umana che non ha paura del giudizio altrui.

E che, invece, invita alla liberazione di sé, alla cura interpersonale e a una visione della società che possa diventare davvero transfemminista e intersezionale.

Disegni Sottovuoto finora ha avuto vita solo sui social, con particolare successo di followers. Non rimane che attendere ulteriori risvolti di questo fortunato progetto.

“Disegni Sottovuoto (a rendere)”, 2024: colori al quarzo, pennarelli acrilici
In una società complessa e frammentata come quella di oggi, è possibile stabilire ancora delle connessioni tra le persone?

Senza ombra di dubbio ma serve coraggio, comprensione e cura. Disegni sottovuoto porta avanti un messaggio di rivoluzione sociale che ridefinisce il senso della vulnerabilità e il valore delle relazioni.

Immaginando di scarabocchiare su piccoli fogli pensieri e disegnini mentre si sta al telefono, si può compiere la propria trasformazione e magari raggiungere tutte le persone, inseguendo gli ideali del transfemminismo e dell’intersezionalità.

Sembrano paroloni? Allora cominciamo a leggere meglio il mondo che ci circonda.

Miles, “Metamorfosi di una vite (dallo stato solido allo stato liquido)”

📍 Pomona: SR 222 Chiantigiana, km 51 – Castellina in Chianti

Il lavoro di Mīlĕs è ampio e spazia tra pittura, scultura, disegno, installazioni e murales; questi diversi approcci artistici convivono mirabilmente tra loro in un continuum di segni, colori e forme dal forte impatto visivo.

L’universo visivo di questo artista è abitato da creature mostruose contorte e sinuose, incubi e scenari degni della Divina Commedia dantesca o delle prose di Edgar Allan Poe nei quali ogni giudizio è sospeso, dove le regole sociali e visive sono state sovvertite.

Attualmente l’artista si divide tra Firenze e Parigi.

“Metamorfosi di una Vite (dallo stato solido a quello liquido)”, 2024: colori al quarzo, vernici spray.

Un soggetto ordinario della cultura enologica come una pianta di vite viene sovvertito nei suoi processi naturali diventando una visione allucinata in cui i rami sembrano prendere vita e propagarsi nell’aria e gli acini tramutarsi in sfere liquide sospese attorno alla pianta.

Un vaso di terracotta posto alla base crea circolarità e rimanda al ritmo rigenerativo della natura. Un cielo tumultuoso e avviluppato su se stesso sovrasta la composizione e sottolinea ulteriormente la ciclicità delle stagioni.

Olghette, “Chi vuol essere lieto sia”

📍 Villa a Sesta: via del Gallo Nero, km 11 – Castelnuovo Berardenga

Olga Bianchini, in arte Olghette è una visual artist e textile designer livornese adottata da alcuni anni dalla città di Catania.

Il suo immaginario visivo è fatto da stupende creature animali, umane e antropomorfe inzuppate di psichedelìa con colori accesi e ambientazioni gioiose e fantastiche che omaggiano gli anni ’60 e ’70, quel particolare periodo “dove ancora tutto era possibile”.

I suoi lavori si dividono tra opere murali pubbliche e creazioni tessili nelle quali continua a mostrare i suoi fantasiosi soggetti.

“Chi vuol essere lieto sia”, 2024: colori al quarzo.

Satiri, putti, grappoli d’uva, una lonza d’ispirazione dantesca e il tipico vaso greco oinochoe si intrecciano e si sovrappongono in una composizione lussureggiante e onirica che non ha rinunciato ad un sincretismo di epoche e leggende sparse.

L’artista raccoglie tutte queste referenze della storia dell’arte tra le quali c’è il “Bacco e Arianna” di Carmine Gentile come principale raffigurazione mitologica. Lo stile di Olghette è immediato, pensato con vibranti colori pastello e linee curve ben definite da un contorno nero.

Luchadora, “Le Baccanti”

📍 Lamole di Lamole: via Lamole, nei pressi della piazza di Lamole – Greve in Chianti

Alessandra Marianelli, in arte Luchadora, è una artista che vive e lavora a Firenze.

Il suo studio è incentrato sulla sinuosità delle forme che tendono a riempire lo spazio disponibile in modo esagerato con colori vivaci ma senza ricorrere a uno stile barocco, anzi, il suo approccio è particolarmente minimalista.

Il nome d’arte del progetto rimanda alle lottatrici di wrestling messicano delle quali ammira la forza espressiva e l’uso di colori sgargianti.

Attivista per i diritti civili impegnata sul campo, le sue opere sono visibili a Firenze e in altre città italiane.

“Le Baccanti”, 2024: colori al quarzo.

Donne lavoratrici e fiere si uniscono per compiere l’ancestrale rito della vendemmia.

Questo scenario così antico e suggestivo viene riportato dall’artista sulla bottiglia-scultura per ricordarci che mai come adesso concetti come collettività e partecipazione sono atteggiamenti sempre più necessari per contrastare una società contemporanea dedita all’individualismo e all’esclusivismo.

Le donne raffigurate sono gigantesche, portano i tacchi e vestono indumenti che esprimono la loro piena libertà. I colori sono pop e brillanti. È una festa in piena regola e c’è posto per tutti e tutte.

 

Uno, “Onehundred”

📍 Ricasoli, SP 484, km 17, Loc. Madonna a Brolio – Gaiole in Chianti

UNO è un artista che vive e lavora a Roma. Le tecniche utilizzate nella sua produzione sono i collage, i decoupage e gli stencil.

UNO, attraverso la ripetizione all’infinito e il frequente uso di colori accesi e pitture fluorescenti, gioca con la tecnica pubblicitaria modificandone lo scopo.

Ma più radicalmente l’artista inventa delle speculazioni sociologiche relative al ruolo del singolo con la sua intrinseca unicità a confronto con la società di massa.

Le sue opere sono visibili ovunque nel mondo e vanta pubblicazioni su vari media tra cui: International New York Times, Juxtapoz Magazine, Huffington Post, Rolling Stones.

 “Onehundred” (“Centouno”), 2024: vernici spray.

L’arte di UNO accosta sapientemente geometrie, pattern e forme di colore con una varietà di stili che provengono da mondi distanti tra loro.

Questa soluzione visiva è metafora dell’identità (uno), della sua mutevolezza (nessuno) e della percezione che si ha di essa da altre identità esterne (centomila). Laddove l’intera società tende e misconoscere la singolarità a favore di una illusoria e rassicurante uniformità, l’artista gioca con il rimando pirandelliano per avvalorare quelle intuizioni vecchie di quasi cento anni.

E a proposito di “cento”, UNO omaggia il Consorzio Vino Chianti Classico per il loro centenario con un “100” collocato alla base del collo della bottiglia. Insomma, Uno, Cento, Centuno, più siamo meglio è.

Testi Manifesti, “Ti porterò nei posti dove c’è del buon Vino”

📍 Casa Emma: SP 101, km 8, San Donato in Poggio – Barberino Tavarnelle

Prendi il Graphic Design ai suoi massimi splendori degli anni ’50 e ’60, usa delle citazioni colte (o non) come oggetto di studio, dai nuova vita al classico formato di stampa di cm 70×100 e hai ottenuto Testi Manifesti.

Questi sono gli ingredienti principali del fortunato progetto portato avanti da Marco Pertrucci.

Il citazionismo non è mai stato così intrigante, non è più solo mettersi in bocca le parole di qualcun altro ma è pensare a lettere, colori e forme così ben articolate che possiamo dire di aver stabilito un nuovo contatto con la bella cultura del poster, arte forse mai dimenticata ma che oggi sta vivendo una nuova primavera.

“Ti porterò nei posti dove c’è del buon Vino” (2024): stampa digitale su carta d’affissione.

Testi Manifesti mescola ingredienti testuali e visivi per immaginare la propria formula del Graphic Design.

Per fare questo egli utilizza: una citazione (colta, popolare o anonima), caratteri tipografici (font) con il giusto stile, forme e colori per comunicare determinate emozioni o suggerire un contesto.

In questa occasione la ricetta inventata dell’autore per il Consorzio Chianti Classico cita il ritornello di un brano alt-swing dei Litfiba.

Una notte avventurosa e euforica, una donna-sirena misteriosa e il desiderio di perdersi fino all’alba.

La composizione tipografica di Testi Manifesti è esemplare e i pochi elementi visivi si combinano tra loro magicamente. Si sta ancora cercando di scoprire questa formula vincente e il primo che vorrebbe conoscerla è proprio l’autore stesso.

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