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Il 5 maggio è uscito il primo straordinario disco di Mnemonist (http://mnemonist.bandcamp.com/): “No more and too much”. Disponibile su Spotify, iTunes, Amazon. E l’indie rock band americana ci tiene molto a farlo conoscere in Italia.
Infatti il tastierista, Emanuele Leoncini, 34 anni, attualmente ricercatore ad Harvard, è originario della Sambuca. Per lui è naturale restituire qualcosa, in termini di note, a quel Paese che gli ha dato tanto.
Brett West, chitarrista e ideatore del testo nella fase embrionale; Phil Culbertson, batterista; ed Emanuele. Un giovane trio che, residente a Boston (Massachusetts), è accomunato da un grande amore per la musica.
Brett scriveva poesie finché, comprata una chitarra, ha deciso di metterle in musica. Phil ha avuto la sua prima batteria a sei anni e, tra orchestra e band di strada, non l’ha più mollata. Mentre Emanuele ha iniziato con il piano e poi, in vari gruppi, ha sperimentato i generi più diversi.
Per una durata complessiva di trenta minuti, le sei tracce dell’album spaziano su sonorità differenti. In apertura, il singolo “Love and Sex” (qua il video) è una visione al contempo dark ed ironica della rottura sentimentale.
Dal suono ricco e talvolta sognante, i brani affrontano temi derivanti da visioni, esperienze, emozioni quotidiane. Paura, insicurezza, redenzione, ispirazione e bellezza sono solo alcuni di questi. Con l’obiettivo di instaurare un legame con gli ascoltatori.
“Tramite un annuncio su Craiglist – a parlare è “Mnemonist” – ci siamo messi in contatto. Sin da subito, oltre a condividere una visione affine, ci siamo trovati bene a suonare. Così, ad ottobre 2015, abbiamo fondato la band”.
“Dopo aver registrato la prima demo a febbraio 2016 – raccontano – in primavera abbiamo cominciato ad esibirci nella zona di Boston: la città è un centro culturale, con una scena musicale molto vivace”.
“Da dicembre fino a marzo 2017 abbiamo inciso l’EP – proseguono – Il “BearTone Studio”, con cui abbiamo lavorato, è fantastico: l’ingegnere del suono Devon Dawson ha creduto in noi e ci ha dato la possibilità di sperimentare”.
“Le aspirazioni per il futuro? – rivelano i musicisti – Ci piacerebbe comporre un album da dieci o dodici canzoni, firmare per un’etichetta e – perché no? – fare tour all’estero, magari in Italia”.
Per finire chiediamo che cosa significhi per loro la musica.
“E’ un modo – dice Brett – per rilasciare energia emotiva ed incanalarla in suono e parole”.
“Per me – interviene Phil – è uno strumento di connessione con gli altri musicisti e con il pubblico”.
“E’ la più grande passione che ho avuto e che ho – conclude Emanuele – Nei miei trasferimenti la prima cosa che ho portato è stata la tastiera”.
Noemi Bartalesi